La storia di Pomezia è raccontata dai suoi resti, dai siti archeologici che rappresentano una testimonianza impagabile del suo passato, un repertorio unico di informazioni. Ecco tre siti archeologici da vedere assolutamente.
Area archeologica dei XIII Altari
Pomezia è oggi ciò che Lavinium era ieri. Città di fondazione, il mito vuole che l’antica città di Lavinium fu fondata da Enea, mitico fondatore protagonista dell’Eneide che, sbarcato sulle coste del Lazio, mise radici e fondò Lavinium. I resti sono oggi conservati al Museo Archeologico Lavinium, un repertorio unico di storia, cultura e realtà, un racconto che si dipana attraverso sezioni e reperti. L’Area archeologica dei XIII Altari, con il grande Santuario, è una delle testimonianze archeologiche più importanti dell’antica città di Lavinium, riscoperta grazie all’impegno di Ferdinando Castagnoli e Lucos Cozza che nel 1955 avviarono le ricerche sul territorio. Hanno così riscoperto importanti complessi sacri, tra cui le Tredici Are.
Gli altari, di colore rosso, allineati da Nord a Sud e rivolti ad oriente, sono caratterizzati da sagome di tipo laziale e da una pianta di tradizione greca. Creavano contrasti di luce e ombra, specie all’alba e al tramonto. Con molta probabilità, furono realizzati in periodi differenti mentre non è chiaro quali fossero le pratiche di devozione. Sono stati ritrovati piccoli crateri, coppe, bronzetti. Sembra che la vita del santuario rimase attiva fino alla prima metà del III sec. a.C.
L’Heroon di Enea
L’Area Archeologica dei XIII Altari comprende anche l’Heroon di Enea, che sorge poco distante dal Santuario. Ma cos’è esattamente? Un luogo sacro dedicato al culto di Enea, una tomba vecchio stile, insomma, per ricordare l’eroe di cui, dopo la battaglia, non fu ritrovato mai il corpo. Alcuni pensarono fosse stato trasportato dagli dei, altri pensarono si trovasse nel fiume: i latini costruirono proprio un heroon, un luogo sacro e un monumento funebre, di 18 centimetri di diametro, realizzato nel corso del VII secolo a.C. Alla fine del IV secolo, il tumulo venne monumentalizzato ed Enea divenne subito storia.
Villa romana a Torvajanica
A Torvajanica si trova l’antica Villa romana, del I secolo. A scoprirla fu il caso: in un cantiere, nel 2006, durante dei lavori di scavo della nuova rete fognaria, in via Siviglia, furono ritrovati dei reperti archeologici che accesero subito l’attenzione di archeologici, esperti e anche della Soprintendenza ai beni archeologici di Roma. Gli scavi successivi riportarono alla luce l’impianto di un grande complesso residenziale. All’interno c’erano due edifici termali privati, un portico colonnato e giardini, per la cui costruzione erano stati utilizzati materiali diversissimi e variegati. Le decorazioni floreali, la pavimentazione in opus sectile e alcune iscrizioni sembrano riportare l’indicazione dei proprietari della villa, che sarebbero stati due senatori della gens Flavia. Tuttavia, il rinvenimento futuro di una necropoli e anfore, di un periodo compreso fra il III e il IV sec. d.C., danno indicazione di un cambiamento del complesso, da grande residenza patrizia a pagus tardo antico.

